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Futebol de rua

Scritto da Domenico Mattiaccia il 4 ottobre 2011
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Fin da quando ero bambino, sono appassionato di calcio. Il mio primo contatto con il mondo del pallone avvenne tramite un cartone animato: Holly e Benji. Sono cresciuto ammirando il talento innato di Holly e i voli acrobatici di Benji. Come me, altri ragazzi della generazione Anni 80 sono cresciuti con loro. Nel cartone animato giapponese, Oliver Hutton, aveva un sogno: andare a giocare in Brasile.
Crescendo ho iniziato a seguire il calcio giocato, lasciando quello inventato dagli editori giapponesi del cartone animato. Ho scoperto che il Giappone è una nazionale modesta. Ho scoperto che il pallone non diventa ovale se calciato molto forte. Ho scoperto che il Brasile è solo la culla del cacio e che quando finisce di allevare i suoi talenti, li lascia partire per terre lontane, per poi riassaporarne i piaceri a conclusione della carriera. 

Il Brasile è uno stato dove è molto presente una diseguaglianza sociale. Vale a dire, o sei ricco o sei povero. E quest’ultimo status sociale spesso risiede nelle favelas, vere e proprie baraccopoli convertite a città. In questi luoghi, delinquenza e violenza sono all’ordine del giorno e i ragazzini crescono in fretta. L’istruzione che gli viene fornita, è carente e i ragazzi preferiscono la strada alle sedi scolastiche. E la strada delle favelas è davvero dura. La maggior parte del tempo, i bambini più piccoli, lo passano nei posti all’aperto o nelle palestre delle favelas dove ci sono campi da calcetto. Sempre e solo correndo dietro un pallone. Tra questi luoghi, si aggirano i famosi “olhieros”, persone definibili come talent scout, che cercano di accaparrarsi il ragazzo più promettente e sponsorizzarlo per provini, nei numerosi campus organizzati dalle società professionistiche di tutto il mondo. Se il ragazzo ha davvero talento, ne diventano il procuratore, facendo fruttare il loro investimento. Perché di un investimento si tratta: portare un ragazzino ad un campus, offrendogli l’opportunità di allenarsi e mettersi in mostra per un ingaggio, costa circa 600 euro. Sono 15 giorni di allenamenti, dove il ragazzo deve essere al top, per non far perdere i soldi al suo sponsor.
I ragazzini sponsorizzati ai provini sono spesso giovanissimi che hanno situazioni difficili in famiglia. Le condizioni di povertà sono l’input principale per diventare un campione. In questi 15 giorni gli viene fatto vedere cosa vuol dire far parte di una squadra e offre al ragazzo un’opportunità di crescere, più sotto il profilo umano che sotto quello calcistico.

Perché spesso la realtà è diversa. Non tutte le storie hanno un lieto fine. E sopratutto conoscono il famoso proverbio, che magari in portoghese non esiste; non è tutto oro quello che luccica.

A questi ragazzi, vengono fatte vedere le storie di loro connazionali che sono arrivati al top. Gli esempi fatti a loro sono sempre, Ronaldo, Ronaldinho, Robinho, Adriano. Tutti bambini cresciuti per strada, che hanno trovato la gloria e sopratutto il denaro. Non sanno che dietro ad ogni giocatore della nazionale brasiliana, ci sono tantissimi altri che sono finiti a giocare in città difficili. Che vengono abbandonati appena hanno un difficoltà.

La storia del ragazzino brasiliano, che arriva ad essere il più forte del mondo, lasciandosi alle spalle la delinquenza e la povertà, fa vendere molti giornali. Crea affetto nel pubblico. Quello che è strano è che non viene reso noto che la maggior parte di questi ragazzini, seppur con l “olhiero” sempre pronto a sponsorizzarlo per i grandi club, scelgano la pistola invece del pallone. Che si perdono per strada, la stessa che gli aveva dato l’illusione di poter diventare il campione di tutti i tempi.

Ad aiutare i bambini, sono presenti diverse ONG che con progetti cercano di dare opportunità diverse alla chiamata alle armi delle numerose gang, sempre pronta ad arruolare nuovi soldati. Usano la strada del calcio, per togliergli le armi dalle mani. Alcuni diventano professionisti, altri no. Ma almeno hanno l’opportunità di scegliere una strada diversa a quella impostagli dal destino.