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L’omicidio di Camilla Auciello fu premeditato?

Scritto da Giuseppe Centonze il 1 luglio 2012
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Continuano a crescere gli omicidi domestici in Italia, la vittima è generalmente donna, il carnefice è quasi sempre uomo. Il movente principale resta quello passionale, ma sta crescendo decisamente quello a seguito di separazioni.

La storia di Camilla Auciello, nativa di Acquaviva delle Fonti (BA),  è la storia di una ragazza che per amore all’età di vent’anni lascia la sua terra natia e segue il suo fidanzato, suo conterraneo, a Bologna, con il quale, dopo un periodo di convivenza, convola a nozze.

Camilla, ragazza molto bella, solare, gentile, dolce, che dispensa sorrisi a tutti, trova lavoro prima in una casa di riposo per anziani, poi alla mensa della caserma dei carabinieri di Via Agucchi a Bologna, infine alla mensa della RAI di Bologna.

Il matrimonio con Tommaso non decolla e cessa con una separazione legale.

Agli inizi del 2007 mentre serve ai tavoli della mensa dei Carabinieri di Via Agucchi a Bologna, Camilla si fa affascinare dalla divisa, forse solo quella, di Claudio Bertazzoli, 45enne appuntato dei Carabinieri, della provincia di Ravenna, 10 anni più grande di lei. Tra i due scoppia l’amore e vanno a vivere insieme a Baricella, una tranquilla cittadina di poco più di 6000 abitanti in provincia di Bologna, dove comprano una villetta con i risparmi di entrambi (Camilla contribuisce con 40.000 euro) più l’accensione di un mutuo, ma la casa se la intesta unicamente il compagno. Stessa cosa il compagno farà con un’auto, acquistata con i soldi di entrambi, ma anche in questo caso intestata solo a lui.
Inizialmente il rapporto sembra funzionare. Dalla loro unione nel mese di  Luglio del 2008 nasce Alessia. Per Camilla significa toccare il cielo con un dito, desiderava tanto avere un figlio. Il rapporto tra i due dopo la nascita di Alessia, però, s’incrina. Il compagno improvvisamente non è più contento di avere Camilla al suo fianco. L’accusa di essere poco acculturata, tanto che Camilla pensa di riprendere gli studi. Ma non c’è solo questo, Camilla agli occhi del compagno non è più fisicamente la bella ragazza di cui diceva di essersi innamorato. Pare che va chiedere anche un preventivo per un operazione di chirurgia plastica al seno di Camilla. La ragazza non sa darsi una spiegazione a questo cambiamento d’atteggiamento del compagno nei suoi confronti. La ragazza subisce un’umiliazione dopo l’altra, tanto che, ormai stanca, si rivolge ad un avvocato per chiedere l’affidamento della piccola Alessia. Siamo nel mese di Febbraio 2011. L’avvocato dice chiaramente al compagno di Camilla che la bambina in caso di ricorso davanti al giudice verrebbe affidata alla madre e che a lui toccherebbe pagarle gli alimenti. Il Bertazzoli non manda giù questa ribellione da parte di Camilla, le chiede di lasciargli la figlia e di andare via dalla casa che avevano comprato insieme.

Camilla non accetta l’out out del compagno. Quella casa è anche sua. Dice al compagno che non gli avrebbe mai negato di vedere la figlia dopo l’affidamento. Vuole porre solo fine ad un rapporto di more uxorio ormai minato alle fondamenta nel quale aveva creduto ma che non aveva più ragione di esistere.

Il 2 aprile 2011 tra le 6:00 e le 7:00 di mattina, Camilla Auciello viene uccisa con una ferocia inaudita con 47 colpi di martello e di grosse forbici in particolare alla testa e al volto della ragazza. A confessare l’omicidio è il compagno Bertazzoli che si costituisce, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non davanti alla sua Arma, ma davanti alla Polizia di Faenza. Un testimone lo vede uscire dalla villetta di Baricella intorno alle 09:00. Pare che dopo l’omicidio il Bertazzoli si sia fatto la doccia nella villetta. Si reca a casa dei suoi genitori a Riolo Terme (RA) dove lascia la piccola Alessia. Solo alle 11.00 si presenterà presso il commissariato di Faenza. Nessuno delle persone informate sui fatti tra le 9:30 e le 11:00 si preoccupa di chiamare il 118 per verificare se Camilla era effettivamente morta o meno. I soccorsi arriveranno molto più tardi solo dopo l’autodenuncia da parte del reo confesso e troveranno Camilla nella sua camera da letto in un lago di sangue, priva di segni di vita. Un testimone ha raccontato agli inquirenti che nell’ora del delitto ha sentito Camilla urlare e la piccola Alessia chiamare “Mamma mamma”. Il Bertazzoli ha raccontato che la bambina dormiva, ma alla luce di questa testimonianza nonché di un riscontro avuto dalla bambina che associa la madre al sangue è altamente probabile che la piccolina abbia assistito all’omicidio.

Alessia è stata affidata temporaneamente alla sorella e alla famiglia del reo confesso. La famiglia di Camilla ha avanzato a sua volta richiesta formale d’affidamento della bambina al Tribunale dei minori.

Claudio Bertazzoli è stato rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere (CE). Non c’è stato nel frattempo da parte dell’Arma dei Carabinieri alcun provvedimento significativo nei suoi confronti, visto l’assassinio efferato di cui si è macchiato. Ciò gli permette di essere rinchiuso in una struttura senza dubbio più confortevole di quanto sarebbe un carcere ordinario.

Il pm titolare del caso Maria Gabriella Tavano non ha contestato al Bertazzoli la premeditazione. Di parere decisamente opposto sono l’avvocato della famiglia di Camilla, Monica Nassisi e la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, consulente tecnico di parte della madre della vittima, che cercheranno di dimostrare, con riscontri diretti e indiretti, che l’omicidio è stato pianificato e organizzato. Il martello e le forbici non si trovavano, a loro dire, nell’abitazione della coppia. L’uomo sarebbe, dunque, andato a prenderli appositamente per commettere l’omicidio.

Di parere diverso la difesa del Bertazzoli, secondo la quale l’uomo avrebbe commesso l’omicidio sia per motivi economici, ritenendo di potersi trovare completamente sul lastrico a causa delle richieste della compagna, che d’impeto dopo una frase che la piccola Alessia avrebbe detto “Sai che ho due papà”. Camilla non aveva, secondo molte testimonianze di persone che la conoscevano, nessuna relazione con altri uomini durante il rapporto con il Bertazzoli, ragion per cui è improbabile che la bambina abbia potuto dire quelle parole.

Intanto nell’udienza preliminare davanti al gup Bruno Perla è stato accolta la richiesta della difesa del Bertazzoli di rito abbreviato, che permetterebbe al reo confesso di beneficiare dello sconto di un terzo della pena, ma è stata rigettata la richiesta di sottoporre il Bertazzoli a perizia psichiatrica. Per il gup è pienamente capace d’intendere e di volere.
Prossima udienza il 17 luglio 2012.

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