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Un autoctono “Famoso”

Scritto da Marino Forcellini il 1 febbraio 2016
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In Romagna, soprattutto nella zona ravennate e forlivese sta diventando sempre più frequente trovare la produzione di un vino prodotto con un vitigno autoctono dal nome particolare, “Famoso”.

Un po’ di storia. Il primo documento che cita il “Famoso” è rappresentato da una tabella del dazio comunale di Lugo di Romagna (Ravenna), datata 1437. Nel XIX secolo, diversi documenti ne testimoniano la presenza sulle colline di Cesena, dove veniva utilizzato anche per la produzione di uva da tavola. Nel 2000 venne individuato in due vecchi filari sulle colline di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena), il cui proprietario lo indicava, per l’appunto, con il nome “Famoso”.

Il “Famoso”, che è stato inserito nel registro nazionale dei vitigni nell’anno 2009, chiamato in Romagna anche “Uva Rambela” o “Rambela”, è una pianta rustica, adatta anche ai terreni poco fertili e a temperature invernali abbastanza rigide. A questa resistenza fa da contraltare una produzione relativamente contenuta.

Nel novecento la produzione si era notevolmente ridotta tanto da arrivare al limite dell’estinzione. Ne era stata abbandonata la coltivazione soprattutto a causa della sua aromaticità, in quanto non rispondeva ad un mercato che richiedeva un prodotto più “anonimo”, infatti il vitigno che è stato più utilizzato in queste zone è stato il Trebbiano, che aveva anche rese per ettaro elevatissime. L’aromaticità di quest’uva, considerata eccessiva nei primi del ‘900, è oggi considerato un punto di forza da produttori che hanno visto in questo vitigno un patrimonio di aromi e di biodiversità da valorizzare.

Nel bicchiere il vino presenta una colorazione giallo-paglierino, oro, limpido e compatto, il quadro olfattivo è molto intenso con sentori caratteristici che rimandano al Moscato e che consentono di ascriverlo ai vitigni aromatici, i profumi richiamano note floreali di arancio, fiori di tiglio e biancospino; note fruttate che vanno dalla frutta a pasta gialla, agli agrumi fino alla frutta essiccata nonché marcate note balsamiche, agrumate e di salvia.

Vino di media struttura e buona morbidezza, con acidità non elevata, intenso e persistente. Il sorso è caratterizzato da una calda avvolgenza gustativa.

Adatto per antipasti, primi piatti con condimento in bianco ma con una certa aromaticità (ad esempio: tortelloni burro e salvia o risotto allo zafferano), scaloppine di carne bianca con erbe aromatiche, formaggi freschi di Romagna, come il raviggiolo e lo squacquerone.

Si può trovare anche nella versione ‘passito’, dove presenta profumi di frutta candita e spezie. con un’acidità ben modulata, da abbinare anche con il formaggio di fossa o formaggi erborinati.

La tipologia che sta riscuotendo i maggiori consensi è la versione spumante (metodo charmat) da abbinare ad aperitivi e al sushi, ma da provare anche con un prodotto tipico romagnolo, come una piadina con i sardoncini.