www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 219 - Luglio

Ciao Marco

Scritto da Angelo Marino il 4 novembre 2011
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Sono in macchina con gli amici, direzione San Marino, e mi sto dirigendo al campo di Paintball, la guerra con fucili e vernici, per trascorrere una piacevole domenica, è il compleanno di una nostra amica e lei ha avuto questa idea. Non ho mai preso parte a battaglie di questo tipo, benché sia un gioco sono sempre armi e sono un po’ scettico, ma siccome non riusciamo quasi mai a ritrovarci tutti insieme mi aspetto una giornata bellissima.

Sono da poco passate le 10.00, abbiamo appena fatto un’abbondante colazione in un bar sotto casa, gli amici sono passati a prendermi perché oggi non avevo la macchina, serviva a mio fratello.

La radio è stranamente sintonizzata su Rai Radio Uno, una stazione che difficilmente ascoltiamo durante gli spostamenti in auto. Specialmente se è mattina, si è addormentati e si è decisamente convinti che la musica migliore non la passano certo sulla frequenza 89.5. 

Oggi però, 23 ottobre 2011, le chiacchiere tra quattro amici che non si vedono da tempo hanno avuto la meglio sullo zapping e la voce è proprio quella dello speaker di Rai Radio Uno. Il tono del presentatore radiofonico è quello che contraddistingue le voci pronte ad annunciare una tragedia, “tragico incidente durante il secondo giro del Gran Premio di Sepang, coinvolto il pilota italiano Marco Simoncelli”.

Il volume della radio è basso ma quelle poche parole interrompono tutto. Per quanto in sottofondo, quell’informazione ha raggiunto tutti, ”ha detto Simoncelli?”, “ma grave quanto?”.

Ora nella macchina c’è il silenzio più assoluto: il rumore della strada e quello di una Polo VW 1400 benzina che si dirige ai 130 km/h verso San Marino, sono l’unico disturbo alla voce, ora alzata ad una volume esagerato, del giornalista radiofonico, “le informazioni sono confuse, le condizioni del pilota romagnolo sono molto gravi. È difficile dare notizie più precise”. Le notizie non sono certe, nessuno ha il coraggio di sbilanciarsi con qualcosa di definitivo e tutti vogliono appendersi ad un sottile filo di speranza.

Il tono dello speaker non lascia certo presagire il meglio e il fatto di essere chiuso in una macchina, che guarda caso sta andando proprio verso il mare, verso la Romagna, verso Cattolica, verso Coriano, certo non aiuta a placare l’angoscia e l’agitazione. Se fossi sul divano, davanti alla televisione, con Guido Meda e Paolo Beltramo dai box, almeno un’idea più precisa me la potrei fare anch’io, senza dover dipendere dalle informazioni di questo giornalista di Radio Rai, una radio al quale tra l’altro non do mai neanche fiducia.

“Ma sarà veramente grave?” “Perché non dicono più niente?”, ormai anche il nostro tono sta prendendo quello dello speaker radiofonico. L’euforia per la bella giornata che ci aspetta è svanita a Castel San Pietro, ora saranno 20 km che non parliamo, tutti in attesa di una frase o di una parola che invece non arriverà mai.

Quella che purtroppo arriva è la conferma ufficiale della morte: alle 10.56 orario italiano, 16.56 sul circuito di Sepang, il pilota italiano Marco Simoncelli ha perso la vita in un tragico incidente durante il secondo giro del Gran Premio di MotoGP.

Simoncelli, il ragazzo dai capelli leoncini come i miei, quello dallo slang romagnolo che tanto mi piace, quello dalla battuta pronta e il sorriso sempre stampato in viso, proprio lui.

Marco che pareva di conoscerlo, ti ha fatto emozionare per i suoi sorpassi e le sue gare, ti ha fatto ridere per le sue battute e ora ti sta facendo piangere.

Certo, ogni giorno in Italia muoiono almeno tre persone sul lavoro e loro proprio non dovrebbero morire, i piloti fanno quello che amano e sono pagati tanto per farlo perché sono coscienti che possono perdere la vita, ma tutto questo ora non c’entra.

A volte guardo ai personaggi sportivi come se fossero irraggiungibili, invincibili e poi succede che qualche episodio mi fa rendere conto di quanto invece siano umani.

24 anni sono pochi per morire, anche se stai facendo quello che ti piace e sei cosciente che può portarti alla morte.

Ci sono momenti nella vita in cui, in macchina verso il mare, ti rendi conto di quanto siamo fragili.

Ciao Sic, ci mancherai.