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Quale riforma

Scritto da Giuseppe Sola il 1 aprile 2012
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Prima di parlare di riforma del lavoro nei termini in cui questo governo ne parla tramite il suo ministro, bisognerebbe parlare nel nostro bel Paese di vere garanzie per chi un lavoro non ce l’ha o l’ha perso. Quindi di un reddito di disoccupazione che tuteli la totalità dei cittadini. Un pensiero per tanti inapplicabili.  Nei Paesi più sviluppati d’Europa vi sono sistemi che mirano a raggiungere quest’obiettivo.

In Olanda, Svezia, Danimarca l’assicurazione copre per molti anni i cittadini disoccupati, sostiene con strumenti concreti soprattutto le famiglie che hanno bambini. Lo Stato sociale diventa prerogativa imprescindibile per il futuro politica ed economica di questi Paesi. I Paesi più vicini a noi politicamente e geograficamente come la Francia e la Spagna, anche se in forma modesta si sono fatti carico di alcune garanzie di reddito. Strumenti migliori della cassa integrazione che copre solo un terzo dei lavoratori dipendenti soprattutto delle grandi industrie e assolutamente niente per i precari e chi lavora saltuariamente.

Questo è, da anni, il più grande problema sociale italiano.

Ora si tratta di fare nuovi ragionamenti, si tratta di rivolgersi a tutti quelli che un lavoro non c’è l’hanno o che l’hanno perso. Di proporre garanzie di reddito assieme ad opportunità di lavoro reale. Una decina di anni fa il primo ministro Danese, il socialdemocratico Rasmussen aveva concepito e reso operante un modello di flessibilità e sicurezza del lavoro, nel senso che l’impresa aveva a disposizione un lavoratore flessibile, facile da assumere ed eventualmente anche da licenziare ma nel frattempo il lavoratore si trovava nelle condizioni di spendere le proprie competenze acquisite e certificate in modo da trovare un lavoro in ogni fase della propria vita attiva cui si aggiunge un sostegno di retribuzione sia per i lavoratori sia per i datori, Quindi sicurezza e flessibilità. Garanzia di reddito assieme ad opportunità di lavoro. In Europa tutto ciò è conosciuto con il termine flexicurity. In Italia con la nuova riforma del ministro Fornero, a me sembra da quello che ho capito che i lavoratori precari restano fuori da un sistema di sicurezza, e guardate che rappresentano un milione di persone. Per non parlare dei giovani senza prima occupazione.
L’impressione di una prospettiva di tutela di uno stato sociale davvero europeo pare ancora molto lontana.

                                                                                     [STAMPA]