www.faronotizie.it - Anno XIX - n. 219 - Luglio

Contrappunti

Scritto da Francesco M.T.Tarantino il 1 aprile 2015
facebooktwitterfacebooktwitter

Cattolica e civile?

Chiunque ha la libertà di pensare, dire, affermare quel cazzo che gli pare ma avere la pretesa che l’affermazione sia frutto di un’analisi sociologica allora no, non ci sto!

L’autore del titolo in oggetto scrive che la “verità sociologica consiste nel cercare le cause che stanno a monte di quel che si osserva e che costituisce il fatto. È una ricerca che avviene applicando moduli conoscitivi che la sociologia offre e che vanno bene usati”.

Mi fermo qui con le citazioni perché non conosco i metodi usati e l’elaborazione dei dati raccolti.

Mi sorge però la domanda: quando, dove e come sono stati raccolti i dati di cui si fa menzione nell’articolo; perché il punto interrogativo riportato nel titolo vuol dire che a monte non c’è nessuna ricerca (mi si perdoni la franchezza); dove si è visto mai che una verità sociologica rechi un punto di domanda? E ancora l’osservatorio qual è? Forse l’abbondanza di statue di San Pio fa dire che il Borgo è cattolico? O forse l’abbondanza dei battezzati nei registri ecclesiastici? Forse i matrimoni, compresi quelli per far contente le madri o quelli per esibire toilette d’alta moda e d’alto prezzo. Ci sono! Forse il gran seguito dietro alle statue in processione. E questa è sociologia? Bahhh!

Civile: altra domanda! La ricerca è stata fatta in contemporanea a quella religiosa e i metodi usati sono le interviste ai primi, secondi, terzi cittadini e non ai penultimi e agli ultimi? Bene! Una ricerca davvero professionale i cui risultati sono consolanti, e sovvertono una ben nota realtà: da domani saremo tutti più felici perché viviamo in un borgo che non solo è cattolico ma è anche civile: come ho fatto a non accorgermene prima!? Che gran bella cosa la sociologia!

Dove casca l’asino? Nel secondo articolo. Dove si dice che anagraficamente il Borgo è cattolico al 100% ed è civile senza alcun dubbio per quel livello di mentalità e di moralità che garantisce la convivenza e il libero sviluppo della soggettività nelle sue legittime e varie esigenze e aspirazioni… e tutto questo viene affermato senza più il punto interrogativo.

Sollecitato dall’autore degli articoli, la cui caratteristica è quella di scrivere per paragrafi, al n° 10 del primo articolo egli ventola la possibilità di un confronto. Bene! Gli pongo direttamente e senza polemica alcune domande:

Ti è stata commissionata questa analisi sociologica o è una tua intuizione che senza verifica alcuna ti spinge ad affermarla? Definisci il Borgo: civile; devo essere io a dirti da dove deriva il termine? Devo essere io a richiamarti alla mente la differenza tra polis e civitas? Per essere civile il Borgo dovrebbe sentirsi veramente una Civitas anziché scannarsi per quattro miserevoli briciole di malapolitica, pronti a vendersi per quei trentadenari che tu dovresti ben conoscere, (se non ti è di peso ti rinvio al mio articolo sul Salmo 12 in questo stesso numero).

Ti chiedi cosa potrebbe accadere se il Borgo fosse sfiorato o intaccato da fenomeni quali quelli della Terra dei fuochi, delle periferie cittadine, delle cellule mafiose, dal traffico di droga e affermi che il Borgo ne è esente: pensalo pure ma non spacciarla come verità sociologica perché non conosci la realtà e non avendola frequentata, né studiata, sempre per quella “queta non movere”, non puoi affermare ciò che non conosci.

Anche la proposta di un “gruppo di osservatori civici” denota che non ti accorgi che già esiste ed è Faronotizie che fa esattamente ciò che tu proponi e mi risulta tra l’altro che tu sia impegnato in prima persona nel tenerlo in vita.

Ora permettimi alcune puntualizzazioni sul metodo sociologico.

Non si parte da un assunto e poi si fa la ricerca (quando la si fa), che vada a dimostrare l’assunto: no, ciò non porta a nessuna verità sociologica perché i dati risulterebbero falsati a monte e la loro elaborazione sarebbe fuorviante.  Approcciarsi alla scienza vuol dire scoprire qualcosa che non è in linea con l’opinione acquisita e tramandata. Chi si cimenta con un fatto in termini sociologici non deve temere gli eventuali risultati a cui si giunge anche se contrastano con il senso comune, non avere il coraggio o la fede nel metodo scientifico vuol dire sfuggire alla capacità di analisi e alla possibile nuova coscienza.

L’obiettivo delle regole del metodo sociologico è la comprensione della condotta umana alla luce della scienza nella dinamica di causa ed effetto che può trasformare le azioni dell’avvenire. Un fatto viene definito sociale quando prescinde dalla coscienza individuale ma nonostante ciò si impone ad essa con imperio e senza il suo consenso. I fatti sociali quindi consistono in modi di pensare e agire della collettività pur essendo esterni all’individuo.

Come puoi notare il fatto di cui fai menzione nell’articolo deve necessariamente essere legato ai modi di pensare e agire della collettività. Non mi dirai che la collettività del posto a cui ti riferisci abbia un comportamento cattolico, a meno che la parola cattolico sia diventata sinonimo di ipocrisia e svuotamento della fede e quindi soltanto riti, processioni e liturgie.

Prova a fare un’analisi seria e vedrai quanta superstizione c’è in giro, non c’è persona che non crede e pratica l’occhiatura, non c’è persona che non porta con sé un amuleto per difendersi dal malocchio: e questo è cattolicesimo? Sarà!!!!!

Ti è mai capitato di cogliere nel Borgo che tu dici senza dubbio cattolico al 100% tutta l’acredine nei confronti dei preti? Hai mai sentito l’espressione: Padre Pio sì, ma non mi parlare di Gesù Cristo? Oppure: Papa Giovanni sì, oggi Papa Francesco, ma tutti gli altri preti andrebbero scapati? (decapitati) Vuoi che continui? Pensi che siano espressioni di una sparuta minoranza: ti sbagli! Del resto sai bene che finanche questo come gli altri papi, al di là del loro successo mediatico e del finto ascolto che viene loro riservato, nei fatti le loro parole vengono disattese dal momento che ogni cosa detta più o meno solennemente non viene mai ascoltata.

Chiedono di non fare le guerre, di rendere più umane le carceri, il rispetto per la dignità dei lavoratori, di soccorrere i migranti, di avere pietà dei poveri e di rispettare la vita umana, di battersi contro la mafia, ma tutti se ne fregano. Hai mai visto lo Stato italiano tener conto dell’opinione di un papa? Persino Paolo VI fu ignorato nella richiesta di liberare il suo amico Aldo Moro, e chi lo ignorò? Quei politici sedicenti cattolici comunicantesi ogni mattina prima di andare in Parlamento.

Dimmi: quanti cattolici del Borgo conoscono la Bibbia o le Encicliche della Chiesa cattolica? Vuoi che ti racconti di una mia amica che non sapeva che i Salmi fanno parte della Bibbia? O di quando citando alcune frasi di Gesù apostrofai “Come si può leggere nella Bibbia…”   Mi fu prontamente fatto notare che le frasi erano citate nel Vangelo e non nella Bibbia! (sic)

Questa sicumera della cattolicità del borgo, come vedi, è soltanto anagrafica e nulla ha a che vedere con verità sociologiche. Senza contare il dualismo in cui versa il tuo Borgo, dove al massimo il cattolico lo è solo in chiesa ma se ne dimentica subito dopo nell’espletamento della sua professione: lo scollamento tra fede e prassi. Veramente pensi che il borgo sia senza alcun dubbio cattolico? Se non ti è duro recalcitrare riflettici sopra e prendine atto!

Prova a fare un’analisi seria sulla disgregazione sociale del Borgo, l’indifferenza in cui si vive, il piccolo tornaconto che fa la riverenza ai politici di turno, l’arroganza di chi invece di servire, come da mandato, i cittadini, tutti i cittadini, usa la cosa pubblica per scopi personali o di partito. Guarda la massa dei pecoroni come sottostanno al ricatto del puparo, e i pupi che marionettisticamente si muovono a colpi di telecomando. Prova a guardare come l’appartenenza a fazioni politiche diverse si riflette nei rapporti interpersonali e di conseguenza quasi non ci si parla; oppure una cosa fatta dall’una viene boicottata dall’altra. Prova a fare una cosa non gradita ai politici comandanti e subito scatta la rappresaglia. Prova a criticare l’operato di chi è tenuto ad amministrare e vedrai se non ti svuotano la chiesa.

Del resto tu stesso, se non vivi nelle nuvole, avrai potuto constatare come perfino il tuo vescovo è stato oggetto di raggiri optando per una soluzione diversa da quella che lui proponeva alla quale i senzavergogna avevano detto sì; evidentemente hanno ricevuto qualche prebenda che il Galante non offriva. Hai provato a guardare l’allegra gestione dei lavori del nuovo tracciato autostradale? Metti in atto una ricerca seria fatta da competenti e non da scalzacani!

È sparito il mio amico Thomas e nessuno ne sa niente e tutti apprendono la notizia con totale indifferenza. E questa è civiltà, questo ti fa dire che senza dubbio il Borgo, di cui parli, è sicuramente civile? No, questo vuol dire essere fuori dalla realtà! Non credi sia così? Bene falla una ricerca seria seguendo le regole del metodo sociologico e ne scoprirai delle belle.

Tu stesso dici al punto 6 del tuo primo articolo che ogni risposta sociologica è anche giudizio di valori infatti è vero ma deve essere la ricerca benfatta a far si che i fatti analizzati diventino fatti  sociali ed esprimano quindi un giudizio di valore sulla realtà studiata che prescinde da altri giudizi. Va da sé che il giudizio di valore serve poi alla collettività per modificare il suo comportamento per migliorare la vita stessa lì dove si evince che una società, come tu dici, è malata.

Come tu sai sono differenti i valori: c’è il valore economico, ci sono quelli morali, religiosi, estetici, artistici, politici e speculativi; pur essendo differenti tutti concorrono alla valutazione di ciò che ci circonda, esiste una correlazione tra i diversi tipi di valore che ci permette di approdare ad una valutazione del reale che non prescinde comunque dall’ideale (non a caso la civiltà riposa su grandi ideali), che oltrepassandoli viene ad oggettivare il fatto sociale che prendiamo in esame e che ci darà la verità sociologica in base alla quale potremo formulare un giudizio di valore al fine di aiutare gli uomini ad intervenire sul reale per migliorare il suo stato.

Compito del sociologo, a mio avviso, è quello di coniugare l’ideale con il reale in una sintesi che trascende e supera se stessa innescando nuove energie da spendere per modificare i rapporti sociali.

Prima di chiudere vorrei precisare che non c’è nulla di personale con l’autore degli articoli a cui ho fatto riferimento ma ho risposto a ciò che a me è sembrata una provocazione e soprattutto ad una affermazione che a mio avviso non corrisponde alla realtà e non ha nessuna valenza sociologica in quanto manca di un’adeguata ricerca condotta secondo le regole del metodo sociologico.

Non me ne voglia l’autore e prenda il mio scritto, se avrà la bontà di leggerlo, come punto di vista differente dal suo.

Mi scuso altresì per i toni usati che possono sembrare polemici, riflettono invece soltanto la mia disapprovazione. Per il resto, io scrivo così!

 

Per ogni eventuale approfondimento sull’argomento rinvio a:

Émile Durkeim  Le regole del metodo sociologico  Sociologia e filosofia  Edizioni di Comunità, Milano 1969.

Luciano Gallino  Dizionario di Sociologia  UTET, Torino 1983.

Lexicon  Dizionario Teologico enciclopedico  PIEMME,  Casale Monferrato 1993.