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Un’amica di mamma

Scritto da Massimo Palazzo il 1 agosto 2014
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Tra i  negozi del quartiere della mia città c’era anche la macelleria che il padre e la madre di un amica d’infanzia di mamma  gestirono fino a quando decisero di ritirarsi e affittarono locale e licenza. Per tutta la vita   abitarono in un appartamento di loro proprietà  sopra il negozio dove l’amica di mamma era nata, quando andarono in  pensione si trasferirono  nella vecchia casa in campagna. Lei continuò ad abitare  sopra la macelleria, si sposò  e dopo  la nascita dell’ unico figlio  si spostarono  in un’altra  città. Il marito era siciliano, lavorava come appuntato nella finanza,  buono, simpatico, parlava poco, quando lo faceva anche dopo anni si  faticava a capirlo. Mamma e lei  erano cresciute insieme ed ora che non abitavano più vicino quando si vedevano era una festa. Tutte le volte che tornava per controllare il negozio e l’appartamento si fermava o  a pranzo o a bere il caffè  e faceva  provviste di verdure del nostro orto.  Nella loro  casa di campagna noi passammo solo una volta a trovarli. Si trovava in un piccolo paesino della provincia di Varese, molto grande, vecchia, in sasso, con le stalle, tanto verde  e boschi attorno. Quando ci invitarono in quella nuova in  provincia di Milano i miei restarono allibiti dalla bellezza, dalla grandezza e dal lusso del loro appartamento. Mamma, che la conosceva molto bene, non mancò di notare come la sua amica fosse cambiata,  come evidenziasse questi suoi averi. Dopo pranzo, il marito portò me e papà in uno scantinato enorme poco lontano da casa per mostrarci quanti elettrodomestici e televisori  nuovi ancora imballati aveva immagazzinato.  Ne aveva tantissimi,  io pensai  ce li avesse mostrati perché  voleva regalarcene qualcuno o perché’ intendeva aprire un negozio. Per un certo periodo a Varese tornarono raramente ma i rapporti restarono molto cordiali. Nel frattempo mancati i genitori e con il marito in pensione, decisero di ristrutturare la vecchia casa di campagna e ricominciammo a vederli spesso. Quando i lavori terminarono fummo invitati. Era diventata bellissima, i lavori erano stati eseguiti ad opera d’arte senza badare a spese, una delle più belle case della provincia di Varese. Le frequentazioni continuarono come in precedenza finchè un giorno,  dopo grande insistenza riuscì’ ad invitare mamma a passare una settimana con loro nella casa in campagna. Non amava accettare questo genere di inviti  ma non ci fu niente da fare e il marito venne a prenderla. Restò con un immenso sforzo tre giorni poi mi pregò di andare a riprenderla, non vedeva l’ ora di ritornare a casa sua e alle sue care abitudini. Rimasi meravigliato, mi sarei aspettato un allungamento della sua permanenza non un ritorno anticipato. Non riuscivo a capire perchè tutta questa fretta, la pensavo serena e felice, un litigio era impensabile, pensai fosse successo qualcosa al figlio o al marito,  volevo sapere  il perché  di questa improvvisa richiesta.  Mi spiegò che le loro abitudini  nonostante la presenza dell’ospite non cambiarono, al mattino si alzavano tardi, il pomeriggio andavano a riposare e la sera si ritiravano non oltre le venti e trenta, mamma dovette anche farsi la spesa personale, usare un frigor diverso dal loro cucinare e a volte mangiare sola. Tutte queste stranezze erano in assoluto contrasto con qualsiasi regola di accoglienza figurarsi per mamma cresciuta con la regola che l ‘ospite e’ sacro. Per completare l’opera aggiungiamo che, il paesino di quattro anime non concedeva all’ infuori di una passeggiata niente di particolare, mamma non guidava e si rese conto subito che sarebbe stato un calvario far passare le giornate. Tre giorni furono più che sufficienti e, seppure a malincuore, perchè a lei spiaceva offendere chiunque, figurarsi una sua grande amica, sentì una liberazione tornarsene ad una vita normale. Continuarono  a frequentarsi come se niente fosse successo, a casa nostra furono sempre i benvenuti , mamma non ritornò mai sull’ accaduto, su un punto fummo tutti d’ accordo, signori si nasce non lo si diventa.